Una brava divulgatrice scientifica, Beatrice Mautino, coautrice con Dario Bressanini di un libro molto interessante “Contronatura, Bur Rizzoli”, sostenitrice (critica e non ideologica a suo dire) di OGM e biotecnologie avanzate, replicando a una mia osservazione contraria all’associazione tra organismi Geneticamente modificati e monocolture, ha replicato: vedremo cosa succederà nel mondo del vino quando varietà geneticamente modificate resistenti alla peronospora e all’oidio saranno rese disponibili. E alla mia osservazione che che presto i patogeni avrebbero a loro volta sviluppato resistenze ha risposto “non mi pare che voi viticoltori vi siate trovati troppo male utilizzando i portainnesti americani resistenti alla Fillossera che ancora, a distanza di moltissimi anni, svolgono egregiamente la loro funzione e che comunque sono frutto di innesti che implicano trasferimento di materiale genetico”
Chiedo perciò ai miei amici viticoltori e agli scrittori di cose al vino attinenti: se poteste utilizzare da subito (la disponibilità già c’é) piante Gm resistenti all’oidio e alla peronospora voi che fareste o suggerireste di fare? Pensate- ha lasciato intendere la Mautino- potreste praticare un’agricoltura autenticamente biologica dimenticandovi di rame e di zolfo, abbassare i costi di lavorazione, aumentare le rese e migliorare la qualità in un colpo solo.
Ha ragione la Mautino? Io la mia opinione ce l’ho ma mi interessa la vostra (possibilmente ragionata e non istintuale dato il tipo di argomento molto favorevole ai moti di pancia)
Eugenio Muzzillo