Si parla molto di vini identitari , corrispondenti ai territori di produzione e non omologati su modelli precostituiti. A mio parere questa prospettiva è un’opportunità per la Calabria vitivinicola cha ha dalla sua parte un grande patrimonio di vitigni storici, molto caratterizzati e molto espressivi. Il Magliocco dolce, per quanto riguarda i vitigni a bacca rossa, è sicuramente tra i più interessanti. Si tratta di una varietà molto antica, tipica del cosentino e più in generale dell’alta Calabria appenninica, menzionata in documenti notarili di compravendita già nel 1500. Ricchissimo di polifenoli, è un vitigno a maturazione tardiva a grappolo compatto. Gli acini sono tondi, grandi con buccia spessa e abbondantemente ricoperta di pruina. Il colore a maturazione tende al blu violaceo grazie alla forte presenza di sostanze coloranti (malvidina su tutte). La composizione tannica è molto vivace e caratterizza i vini ottenuti con macerazioni spinte. Sono vini adatti ai lunghi invecchiamenti. Vinificati in purezza hanno corpo e struttura ma densità e concentrazione non sono paragonabili a quelle ottenibili in loco da vitigni internazionali. Per capirci nelle produzioni di alta quota le consistenze rimandano più a quelle dei Pinot che a quelle dei Merlot. I profumi sono forse le qualità di maggior fascino. Tipiche sono le note di piccoli frutti accompagnate da effluvi di incenso, di affumicato e di terra che vanno aumentando col tempo di permanenza in bottiglia.
L’Estremo, vuole esprimere i caratteri più propri del Magliocco: intensità cromatica, vivacità tannica e note spiccatamente speziate. Ne parlo in questo video tratto da https://www.winestories.it/ il bellissimo blog di Mauro Fermariello.